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Teresa Romeo

Villa giuochi delfci - Roma (RM)

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In risposta alle richieste della committenza, il progetto ha inteso riqualificare gli spazi comuni della struttura, ponendo particolare attenzione ai temi della funzionalità, del comfort, del decoro architettonico e dell’accessibilità degli ambienti, interni ed esterni, intervenendo sull’aspetto esteriore dell’edificio e sul parco che lo accoglie, sui giochi chiaroscurali dei volumi architettonici, sugli elementi di decoro architettonico ed urbano, sull’illuminazione notturna e l’outdoor, con l’obiettivo di rendere la struttura “seduttiva” e “accogliente”, al passo con le aspettative della propria potenziale clientela. Partner Negli ultimi anni le dinamiche di mercato hanno prodotto una corsa all’innovazione che ha favorito la sperimentazione di soluzioni innovative nel design alberghiero. Le trasformazioni, compatibilmente con la sostenibilità economia degli interventi, indotte dallo specifico mercato, in misura strettamente legata al target e alla tipologia di hotel, configurano trend sempre nuovi nel settore dell’hospitality. Negli alberghi oggi si cerca di offrire all’ospite un’esperienza complessiva, emozionale, sensoriale. Nel nostro caso si è voluto consolidare un immaginario tipico del luogo, coniugando il fare contemporaneo con le memorie e le tradizioni, evocando un’accoglienza definita dal suo decoro e fortemente legata ai principi di continuità tra nuovo ed antico. Architettura e spazi dilatano la continuità della storia ricercando una modernità sobria e pacata, nel rapporto dei volumi e dei materiali, facendo propria quella morbidezza insita nel piacere dell’ospitalità tessuta su un mondo privato di relazioni. La struttura si pone come salotto contemporaneo, intimista ed accogliente, dove recuperare i valori universali dello “stile italiano”, rielaborando la nostra tradizione culturale con un occhio attentissimo alla centralità dell’individuo ed alla gradevolezza dei gesti che generano benessere. Gli ambienti si introducono vicendevolmente l’uno con l’altro, come attraverso un percorso urbano, con rimandi prospettici per la messa in scena degli spazi più importanti, ottenuti tramite scorci visivi, spesso focalizzati sugli elementi di arredo emergenti. Una successione di spazi aperti che si integrano tra loro in dissolvenza, un unicum continuo e flessibile, uno spazio sempre vivo e mutevole nell’arco della giornata, privo di tempi morti e fervido di tensioni, un palcoscenico dinamico ed intrigante, nel suo continuo svelare parti inaspettate. L’impressione dell’ospite deve essere quella di una progressiva sorpresa, in cui la chiarezza del percorso e la gerarchia dei luoghi si traduce nella piacevole quiete e sensazione di abitare un luogo della modernità classica. A questa trama è stata data una veste, interpretando gli ambienti come scrigni preziosi, tutti diversi ma legati da una base omogenea fatta di superfici satinate che trovano un equilibrio nei colori chiari, lavorati tono su tono, sulle quali si accendono pochi elementi emergenti. Una sapiente evocazione di spazi ed atmosfere senza tempo, una sorta di eclettismo contemporaneo, colto ed armonioso, giocato sulle dissonanze quale collante delle varie funzioni ed atmosfere. Lo spazio è stato inizialmente articolato, sin dall’ingresso al complesso e per tutto l’ampio parco, tramite l’inserimento di stanze vegetali, formalmente identiche ma con fattore di scala differente, ispirate alla logica dei frattali, e in grado di generare una nuova spazialità, una differente visione, un grande “ricamo” proiettato nell’ambiente, nuove relazioni sensoriali per proporre quegli elementi di sorpresa e di gioco, tipici del giardino, in differenti installazioni da inserire nelle stanze vegetali (tramite mix di materiali naturali ed artificiali, di luce, suoni, acqua e profumi), perseguendo l’obiettivo di valorizzare il legame tra architettura e paesaggio, tra artificio e natura, incidendo sulla componente percettivo-spaziale che genera il processo di fruizione. Superato il parco, la riqualificazione dell’esterno riorganizza i margini della zona pavimentata con l’intento di configurare uno spazio che evochi l’idea di piazza. Si viene a creare così una figura vagamente trapezoidale, delimitata da un fronte di panchine , anch’esse di forma sinusoidale, che invitano alla sosta e alla contemplazione. La piazza, prendendo spunto dalla tradizione europea, diviene luogo flessibile da scoprire e inventare di volta in volta, disponibile per l’allestimento di mostre temporanee e di varie forme di spettacolo. Si conferisce allo spazio che accoglie la facciata principale la connotazione di “luogo degli sguardi”, aperto allo scambio e all’incontro, ma anche alla contemplazione e alla meditazione. Da questo nuovo luogo, tramite il raccordo delle pendenze sul lato est e la realizzazione di una lunga passerella di servizio, si viene a servire un’area da destinare alla recettività per eventi e banchetti. Un grande gazebo trova collocazione in una posizione tranquilla e appartata, introiettata nei ritmi, nei profumi e nei colori del parco. Le pergole, collocate in prossimità della piazza, si configurano, invece, come elementi flessibili, mediazione tra l’albergo e il parco e, in quanto tali, destinate, di volta in volta, alle pause e agli inframezzi di relax che la struttura può offrire, ai banchetti e agli eventi all’aperto dei mesi più caldi. La creazione di un nuovo elemento focale di accoglienza è il punto cardine nella impostazione della nuova distribuzione planimetrica della struttura esistente. La concavità accoglie. La curva diviene l’elemento in grado di raccordare il rigore e la forte presenza massiva dell’edificio col volume minuto e centripeto dell’ex chiesa. Contemporaneamente, lo spostamento della hall nell’estremità ovest del complesso edilizio permette di dare maggiore comfort e ampiezza agli spazi pubblici dell’hotel. Per conferire rigore formale alla facciata si è lavorato sul contrasto cromatico e sull’articolazione chiaroscurale degli elementi decorativi, accentuando il senso del ritmo e di equilibrio tra pieni e vuoti della superficie muraria. Il portico, elemento di mediazione tra interno ed esterno, viene circondato dalle morbide linee concave/convesse delle fioriere, disposte su tre livelli. Le composizioni naturalistiche che potranno essere generate tramite molteplici accostamenti di piante sempreverdi e stagionali, mutevoli in forme e colori, contribuiranno a dare grazia e armonia al complesso, rafforzando il continuum artificio-natura. L’apertura delle nuove finestre centinate nel corpo minuto dell’ex chiesa, l’inserimento delle fioriere, gli elementi decorativi, generano una nuova relazione tra il parco e l’edificio. Si evoca l’atmosfera delle tipiche “casine di delizie” e si convoglia nello spazio confinato l’atmosfera degli ambienti naturali. La scenografia, calibrata nell’uso delle forme e dei materiali, viene ulteriormente impreziosita tramite l’inserimento di una fontana con giochi d’acqua. Trattandosi di una struttura di grandi dimensioni, costruita in modo eterogeneo e con finalità differenti nel tempo, suscettibile di enorme miglioramento, gli elementi oggetto d’intervento e le fasi di possibile realizzazione sono state ponderate attentamente, prevedendo la possibilità di una modalità di intervento per gradi, aperta sicuramente a successivi progetti di riqualificazione dei molti elementi che compongono il complesso alberghiero. All’interno della struttura si è lavorato sulla razionalizzare dei flussi di circolazione degli ospiti (dall’ ingresso alla reception ed in direzione degli ascensori) e sul potenziamento della quantità e della qualità degli spazi pubblici: lobby; ristorante interno; ristorante esterno; lounge bar; pergole esterne attrezzate; sale per conferenze e meeting. L’ipotesi di riqualificazione interna degli spazi è stata incentrata su scelte progettuali a basso impatto tipologico e strutturale sull’esistente, tramite l’individuazione di interventi puntuali in grado di rendere i nuovi ambienti idonei alle funzioni individuate, e così riassumibili sinteticamente: Realizzazione di una grande hall, collocata in posizione baricentrica e raggiungibile tramite la mediazione di una zona esterna porticata; Riorganizzazione degli spazi destinati al ristorante; Rifunzionalizzazione della originaria chiesa come piano bar (in continuità visiva con la hall, e ( tramite l’apertura delle nuove finestre di forma ellittica) con gli spazi esterni ) o (in un mix di destinazione flessibili) come saletta convegni (acusticamente e visivamente isolata dal resto della struttura, grazie al sistema dei tendaggi oscuranti e delle chiusure mobili) Chiusura della volumetria del portico tramite l’inserimento di ampie vetrate scorrevoli; Migliore fruibilità e idonea accessibilità degli spazi. Per la qualificazione degli interni si è proposto un allestimento sobrio e raffinato, di massimo comfort, ricercato nei dettagli, minimale negli elementi decorativi, aperto alla contaminazione artistica di possibili futuri allestimenti o eventi creativi, tenendo conto che l’interazione tra gli spazi dell’albergo e l’arte costituisce un trend ormai universalmente diffuso.
 
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