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Davide Stona

Resaturo facciate di una delle case anseatiche - Asolo (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Resaturo facciate di una delle case anseatiche
L'edificio si trova all’interno del centro storico di asolo lungo la strada che, varcando la porta meridionale della città, conduce verso il convento di sant’anna e poi alla frazione di pagnano. Si tratta di un fabbricato eretto verso la fine del xvii secolo e completamente restaurato nella seconda metà dell'800. Infatti, conserva alcune parti originali, soprattutto per quanto riguarda la struttura portante mentre l'aspetto esteriore è stato completamente riadattato con il restauro ottocentesco. Attualmente l’edificio presenta alcuni segni di degrado sia sulla facciata verso la strada che quella verso la valle. Ciò ha spinto il proprietario a voler intervenire in modo da arrestare alcuni fenomeni che già si stanno manifestando come l’insorgenza di muffe o il distacco di parti di intonaco. In particolare i lavori prevedono la riparazione puntuale dell’intonato dove questo risulta assente a causa del distacco. Questa situazione è rilevabile sia nella facciata fronte strada che in alcuni punti della facciata verso valle, specialmente quelli attaccati da piante infestanti come l’edera (edera arborea) o alcune specie di graminaceae. Inoltre, le parti lignee della facciata verso valle risultano palesemente degradate a causa dell’esposizione alle intemperie e necessitano di un’opera di ripulitura dalle muffe e della stesa di vernice protettiva. La piccola tettoia che staccandosi dal terrazzo protegge dalle intemperie la parte bassa della facciata necessita della ripassatura del manto di copertura in coppi con l’estirpazione, dove necessario, delle piante infestanti che hanno trovato dimora e che hanno contribuito a muovere dalla loro sede originaria i coppi. Nella parte superiore della facciata, la mancanza di uno sporto della falda di copertura la sottopone alla continua azione degli agenti atmosferici. Si riscontano inoltre consistenti depositi di muschi e la proliferazione di colonie muffe, in prossimità dei punti maggiormente esposti allo scorrimento dell'acqua. Un problema analogo si riscontra specularmente nella facciata verso la strada. Sempre in questo contesto la pittura muraria con motivi geometrici a rombo risulta dilavata soprattuto sotto i davanzali e in tutte quelle parti più esposte alle azioni degli agenti atmosferici e alle acque meteoriche. Gli interventi che si vogliono fare sono di lieve entità e variano in base alla criticità riscontrata, in particolare nei punti dove si evidenzia la caduta e perdita di parti di intonaco, con messa in luce degli strati di intonaco più interni o del supporto si procederà alla pulitura preventiva con getti moderati di aria compressa e bagnatura preventiva della zona da trattare. Reintegrazuine con malta idraulica di calce, sabbia e con l’aggiunta di terre naturali scelte e dosate in modo da conferire All’impasto indurito la cromia di quello circostante. Dove si presenta invece uno strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, costituita prevalentemente da microordanismi (muschi e muffe), si procederà con la disinfezione della superficie e ammorbidimento con ammoniaca. Pulitura con acqua nebulizzata e spazzole di saggina, per i muschi rimozione con spatole di legno. Protezione con sali sodici dell’acido dimetilditiocarbonato. Nei punti dove si evidenzia della vegetazione infestante, ovvero la presenza di piante di ordine superiore, si procederà con l’applicazione di un diserbante. Dopo 15 giorni sfalcio manuale ed estrazione, se possibile, dell’apparato radicale. Nella facciata fronte-strada, la pittura muraria a rombi gialli e blu verrà ripresa, ripristinata dove dilavata, e la scelta del Colore sarà fatto in armonia con quello originale, privilegiando però delle tonalità tenui in modo da restituire il disegno e la cromia primigenia senza però enfatizzare in modo marcato il nuovo intervento. In pratica si vuole salvaguardare la decorazione della facciata senza avere la presunzione di ritornare allo stato iniziale d’epoca ma, semplicemente, di alludervi. Sulla terrazza che sporge sulla strada sarà messa una scossalina metallica che impedisca al flusso di acque meteoriche di scendere lungo la muratura prevenendo così un rapido danneggiamento degli intonaci, elementi lapidei e pitture della facciata principale. In fine si provvederà alla sostituzione degli elementi in rame dei pluviali e delle gronde che risultano danneggiati e che non sono più in grado di garantire un corretto sistema di smaltimento delle acque meteoriche. Per lo stesso motivo sarà ripassato il manto di copertura degli sporti del terrazzo della facciata che dà sulla valle. 2013-2014

Orangerie - Castelcucco (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Orangerie
La proprietà nella quale sorge il manufatto si trova in una zona agricola lungo una delle vie di comunicazione che unisce pagnano con castelcucco. In particolare è collocato sulla sommità pianeggiante di una modesta dorsale collinare definita da due incisioni valive orientate in direzione nord-sud. Nella prima, verso est, giace la strada che risulta quindi la via di comunicazione naturale tra le comunità della frazione di asolo con quelle del centro di castelcucco. La seconda, caratterizzata da una morfologia più varia e frastagliata, è occupata da una fascia boscata formata da alberi d’alto fusto e da un fitto sottobosco che la rende un’efficace corridoio biologico all’interno di una matrice ambientale agricola fortemente antropizzata come quella che caratterizza il paesaggio dell’asolano e, specificatamente, del comune di castelcucco. In particolare l’abitazione della committenza, che giace sul pianoro di questa dorsale, è dotato di un piccolo appezzamento di terreno usato esclusivamente come giardino. Si tratta di una porzione recintata lungo i cui margini è presente una siepe alta circa 1,80 m formata da numerose piante di lauroceraso (prunus laurocerasus), un arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle rosaceae. Nello spazio di pertinenza si trovano alcuni percorsi, carrabili e pedonali, funzionali al collegamento della casa con la via comunale principale, inoltre sono presenti ampie porzioni di prato all’inglese, con alberi da frutto ed ornamentali di origine non autoctona. La committenza ha deciso di realizzare un piccolo edificio, a carattere accessorio, da utilizzare prevalentemente come serra fredda invernale per ospitare diversi individui di specie appartenenti al genere citrus. E’ stato edificato, con dimensioni in pianta di 9x7m, a 18 metri dal corpo di fabbrica principale verso il lato meridionale della proprietà per venire incontro ad alcuni limiti, tra i quali il rispetto dei distacchi dai confini e dei vincoli di edificabilità relativamente alla sede stradale posta a nord-est del corpo di fabbrica principale. Oltre ai limiti messi in evidenza sopra, la scelta del luogo situato nella parte a sud-ovest del fondo è vincolato alla funzione del nuovo edificio. Infatti la serra fredda, meglio conosciuta come orangerie, è un locale chiuso realizzato in muratura e dotato di grandi aperture vetrate che permettono di captare le radiazioni solari riscaldando il volume d’aria contenuto nella serra e mantenere al suo interno una temperatura superiore rispetto a quella rilevabile all’esterno. Malgrado il nome francese, dovuto alla fama che raggiunse tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo proprio in francia e da li copiato nel resto del continente, questo tipo di costruzione ha in realtà origini venete. Infatti, uno dei primi esempi rilevabili venne costruito a padova nel 1545 per ospitare al suo interno piante ornamentali di origine tropicale che avevano bisogno di particolari cure per sopravvivere all’inverno. In seguito, l’idea venne esportata in inghilterra e in francia dove venne convertita alla coltivazione di specie mediterranee e in particolare degli agrumi. Con l’invasione napoleonica dei territori veneti fu reintrodotta dai governatori francesi la serra fredda per la coltivazione degli agrumi ed ebbe un particolare successo tra le classi nobili e borghesi che dotarono le proprie ville di questa novità proveniente da oltralpe. Famose sono le orangerie che si possono apprezzare tra le ville venete della riviera del brenta. Andando nel dettaglio, il fronte è orientato lungo l’asse est-ovest in modo da permettere il maggior apporto solare. E’ edificato con tecniche costruttive tradizionali, la copertura con travi lignei a vista e il rivestimento costituito da coppi in cotto. Inoltre, le superfici esterne sono in parte intonacate mentre nelle restanti è messa in evidenza la muratura in elementi lapidei. Le grandi finestre che interessano il lato sud sano tamponate con scuri lignei. All’interno dello stesso volume sono stati ricavati alcuni spazi utilizzati come deposito attrezzi, funzionali allo scopo principale per il quale è stato pensato questo piccolo edificio. Come si diceva, il fabbricato non è sorto in aderenza per ragioni di funzionalità e di praticità, evitando di creare problemi all’edificio principale come il tamponamento o l’ostruzione delle aperture. Si è cercato quindi di far emergere in maniera chiara il rapporto gerarchico tra le due parti e, allo stesso tempo il legame che unisce l’abitazione con la sua orangerie con lo scopo di ottenere un’immagine unica che identifichi l’insediamento come un’azione univoca nel territorio e non come un’aggregazione caotica di parti avvenute in tempi distinti. Uno spunto interessante è fornito dall’orientamento dell’abitazione stessa, tipica degli edifici rurali che si rifanno alla tradizione locale. Infatti, anche in questo caso l’edificio è disposto in modo tale da sfruttare al massimo l’irraggiamento solare del periodo invernale. Le aperture lungo i lati più favorevoli sono ampie e disposte in maniera più fitta rispetto a quanto avviene nei lati a nord-est. Con lo stesso criterio è stata edificata l’orangerie, l’aspetto funzionale che è alla base delle scelte nel disporre gli edifici si traduce in un’identità formale tra le parti. Emerge, viste le dimensioni, chiara la gerarchia tra i due elementi, dove l’abitazione assume il ruolo da protagonista e la serra fredda diventa una propaggine, un lembo generato dal corpo principale. L’abitazione infatti sembra suggerire i principi generatori che regolano lo spazio e gli altri elementi della corte ovvero i percorsi, le piantumazioni, la serra.. Non è quindi, a differenza delle alberature del giardino, un inserimento alieno al paesaggio circostante, ma al contrario trae dalla morfologia del paesaggio e dal rapporto con gli agenti atmosferici i propri principi costitutivi. Inoltre, la natura pianeggiante della sommità del piccolo rilievo sulla quale poggia l’insediamento enfatizza il rapporto gerarchico tra le parti e l’abitazione spicca come l’oggetto effettivamente più importante e visibile anche a una certa distanza. 2012

Sistemazione fondo agricolo - Asolo (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Sistemazione fondo agricolo
Sistemazione fondo agricolo

Mostra fotografica amarcord - Asolo (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Mostra fotografica amarcord
La mostra fotografica aveva come tema il paesaggio di asolo e dei suoi colli così com'erano percetiti un tempo in contrapposizione all'immagine moderna dei luoghi. Questo lavoro si pose come obiettivo quello di dare una lettura critica delle fotografie che potesse far emergere le trasformazioni subite dal territorio asolano nell'arco del novecento. Le foto storiche hanno messo in evidenza forti trasformazioni nel tessuto urbano, anche in contesti impensabili. Per esempio hanno testimoniato la comparsa, l'affermazione e il declino della linea tranviaria che collegava il centro di asolo con quello di montebelluna.ancora, hanno testimoniato i cambiamenti dati dall'avvento dell'automobile o dal l'abbandono delle coltivazioni nell'area collinare e il suo rapido imboschimento. Non si trattava quindi di un'operazione di stampo archivistico, ma di un lavoro di indagine vero e proprio che riguardava il paesaggio culturale asolano. La mostra era visibile in alcuni locali messi a disposizione dall'amministrazione comunale nel centro storico e si svolse durante l'edizione 2009 dell'asoloartfilm festival promosso ed organizzato sempre dalla stessa a.i.a.f. 2009

Installazione temporanea per hortus sanitatis - Asolo (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Installazione temporanea per hortus sanitatis
La piccola installazione si trovava all'interno della rocca di asolo, in uno spazio pianeggiante delimitato dalle mura della fortezza e dalla torre. L'idea era quella di creare un elemento che potesse alludere alla tradizione dell'hortus sanitatis medievale da inserire nel contesto delle manifestazioni organizzate dall'associazione nel periodo di aprile/giugno 2014 aventi come tema appunto quello della vita nel medioevo. Dato il successo dell'anno precedente, l'installazione è stata ricostuita anche per le manifestazioni del 2015, rinnovando però le tipologie di essenze trattate. Non è stata riproposta una copia di un hortus, ma sono stati reinterpretati i principi costitutivi cardine mantenendone inalterate le caratteristiche basilari. In questo modo si è creato un manufatto immediatamente percepibile come appartenente a una determinata tradizione. Si è cercato quindi di mantenere al massimo la simmetria e regolarità di distribuzione degli elementi partendo da una figura regolare come quella del quadrato, scomponendolo e riassemblandolo fino ad ottenere il risultato finale. Ovvero un elemento unico ma composto da oggetti diversi accumunati dalla stessa matrice geometrica. Per la realizzazione dei singoli cassoni è stato utilizzato del legno di abete verniciato con impregnante trasparente in modo da esaltare la tonalità chiara del legno. Per contrasto, sono stati riempiti con torba scura in modo da enfatizzare la presenza delle vere protagoniste dell'installazione, ovvero le piante officinali. Queste sono state selezionate dopo una lunga ed estenuante ricerca, l'obiettivo era quello di mostrare al pubblico le essenze che venivano normalmente coltivate in europa prima della scoperta dell'america, elencandone usi e virtù terapeutiche. Per ogni pianta è stata realizzata una scheda illustrativa che permetteva all'utente di ricavare informazioni relativamente all'uso che ne veniva fatto nel medioevo e le leggende ad esse correlate. 2014-2015

Pizzeria la divina - Mussolente (VI)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Pizzeria la divina
Il locale si trova in uno degli edifici che contornano la piazza principale del comune berico, quindi in una zona centrale e strategica dal punto di vista commerciale. L'idea di progetto si basa sulla reinterpretazione del concetto di pizzeria per asporto, vista non solo come il luogo fisico dove viene prodotto del cibo ma anche come spazio nel quale consumarlo in maniera veloce. La classica pizzeria diventa quindi un fast-food nel quale però si possono apprezzare a pieno i piatti della cucina napoletana senza perdere nulla della loro qualità grazie all'attenzione verso le materie prime. Si è cercato di coniugare le esigenze di una ristorazione dinamica e rapida senza arrivare a compromessi con la tradizione culinaria. Questo aspetto si riflette nelle scelte architettoniche, infatti tutti gli spazi e gli arredi sono stati pensati tenendo conto sia dell'aspetto strettamente funzionale, tipico di un fast-food, sia del lato conviviale. Il risultato finale è un ambiente intimo e accogliente. Sono stati prediletti tre colori proprio per enfatizzare questa sensazione, ovvero il grigio antracite, il rosso ed il legno grezzo. Originariamente il locale si presentava come una classica pizzeria per asporto con una sala per la produzione e la vendita dei prodotti, una cucina e un magazzino che ricopriva circa metà dell'intera superficie. Le azioni di progetto hanno previsto l'abbattimento di una tramezza interna per creare una sala per il consumo dei prodotti, la realizzazione di un muro curvo all'interno della sala ha consentito di ricavare un magazzino sufficiente per le esigenze dell'attività. E' stato ricavato un bagno, mentre nel portico esterno è stato installato un cassone dal duplice ruolo ovvero quello di bancone esterno e logo di stoccaggio della legna per il forno. Il banco originario per la vendita dei prodotti è stato mantenuto ma interamente ricoperto di listoni di legno d'abete grezzo, tra la base in muratura e i listoni è stata inserita una striscia di luci led. I punti luce sono stati realizzati utilizzando degli scolapasta multicolore in alluminio, forati e dotati di alloggiamento per la lampadina. L'effetto di notte è interessante perché i fori dello scolapasta, usato come paralume, proietta un reticolo di luci ed ombre che disegnano in maniera originale un anonimo soffitto preesistente di elementi prefabbricati. Sui muri sono in fase di realizzazione delle decorazioni che riproducono in maniera stilizzata delle verdure. Sono stati pensati e progettati anche tutti gli arredi, dai tavoli fino all'armadio-raccogli-rifiuti, tutti realizzati in legno da artigiani locali. La sfida in questo lavoro è stata quella di creare un ambiente innovativo, con un budget limitato ma capace di coinvolgere maestranze locali artigiane anziché affidarsi alla grande distribuzione per quanto riguarda l'arredamento, i punti luce e ogni piccolo altro aspetto. 2015

Asilo nido a singapore - Asolo (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Asilo nido a singapore
L'asilo si trova a sembawang, una nuova espansione urbana che coinvolge l'area vicino ai porti presenti nel nord di singapore. Si tratta di un intervento di riqualificazione di aree un tempo degradate ed oggi invece attrattiva per investimenti. Infatti, al posto dei vecchi edifici industriali oggi sorgono ricchi quartieri residenziali, centri direzionali e commerciali, parchi e spazi per il tempo libero,uniti tra loro da efficienti vie di comunicazione. In questo contesto, il committente ha rilevato due lotti di un edifici commerciale con l'intento di creare un unico asilo nido a servizio della popolazione del quartiere. Dopo aver valutato e dimensionato gli spazi per i bambini in base alle norme locali, sono stati chiesti i permessi per il cambio di destinazione d'uso e sviluppato il progetto vero e proprio. I due lotti adiacenti si sviluppano su due livelli, un piano terra dotato di servizi e un mezzanino. Lo spazio è interessante e suggestivo a causa della doppia altezza e dell'enome tamponatura finestrata che occupa tutta la luce del prospetto principale. Si è deciso di procedere utilizzando i livelli diversi per distribuire le classi in modo da creare una separazione fisica tra alunni di età differenti. In questo modo i più piccoli avranno degli spazi separati e più intimi, adatti alle loro attività e al riposo pomeridiano. Al piano terra è stato ricavato un piccolo "giardino d'inverno", un area verde interna, attrezzata con giochi, per permettere ai bambini di giocare in completa sicurezza come impone la normativa di singapore. Al piano superiore sono stati ricavati altri bagni, l'area per l'amministrazione, e laboratori didattici. Oltre alle scale è stato inserito uno scivolo come gioco per i bambini più grandi. Le pareti e le tramezzature interne sono state pensate come superfici interattive e divertenti, quindi sono state inserite aperture, fori, luci e lavagne sulle quali i bimbi possano esprimere la propria creatività. Gli elementi di arredo, così come i materiali usati provengono tutti dalla vicina malesia. Sono stati importati appositamente in modo da ridurre i costi tecnici per la realizzazione dell'asilo che sarà pronto in autunno 2014.

Pallone touch omphaloz - Asolo (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Pallone touch omphaloz
L'idea nasce dalla volontà di fornire un prodotto di nicchia di buona qualità, che spesso risulta difficilmente reperibile nel mercato italiano. Si tratta di un pallone per il gioco del touch. E' doveroso ricordare che questo sport nacque in australia negli anni venti del secolo scorso come variante del rugby league, a poco a poco assunse una propria autonomia e fu riconosciuto come sport a se a partire dalla seconda metà degli anni sessanta. Nel 1985 si disputò il primo campionato del mondo che contribuì alla sua diffusione nei cinque continenti, attualmente è praticato in tutto il globo da circa un milione e ottocentomila persone. Il pallone è del tutto simile a quelli tradizionalmente utilizzati nel rugby, soltanto che risulta più corto in lunghezza ma con una larghezza maggiore. Queste caratteristiche lo rendono unico e distinguibile rispetto ai palloni tradizionali ed è il motivo per cui spesso è difficile reperirlo in paesi nei quali questo sport non è ancora molto diffuso. E' stata fatta una ricerca di mercato per individuare delle aziende che potessero fornire un prodotto con queste caratteristiche. E' stata scelta un'azienda indiana con macchinari all'avanguardia che già aveva lavorato in questo settore per il mercato australiano e neozelandese e ne è nata una stretta collaborazione per l'elaborazione del prodotto finale. Il pallone in questione è stato realizzato sovrapponendo tre strati di pvc per garantire una maggior durata nel tempo del grip della palla, fondamentale in questo sport. I palloni attualmente in commercio hanno solamente due strati di questo materiale. La struttura in pvc è stata incollata su due strati di tessuto di cotone che servono, oltre che come fodera interna, come zavorra per ottenere il peso ottimale richiesto dalla federazione internazionale touch. La camera d'aria interna di gomma completa il prodotto. A questo punto sono stati importati dei campioni che sono stati testati in diverse occasioni per verificarne le caratteristiche e le prestazioni. In fine è stato studiato il design nei particolari, per rendere la palla originale ed immediatamente riconoscibile. E' stato creato il logo per il brand usando come riferimento il termine greco "omphalos", letteralmente "ombelico", nell'antichità indicava una pietra o un oggetto dal valore religioso usata per diffondere vaticini. Il più famoso era quello situato presso il tempio di apollo a delfi che era considerato il più importante del mondo classico e, quindi, con il suo omphalos rappresentava il centro, l'ombelico del mondo. La forma ricorda vagamente una palla ovale la quale, nell'ambito del gioco è la cosa più importante, il centro di attenzione. Attualmente è distribuito da italia touch alle squadre che ne hanno fatto richiesta. 2014

Armadio peke rapihi - Asolo (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Armadio peke rapihi
E' un mobile studiato per locali pubblici adibiti a fast-food o ristoranti, nei quali emerge chiara la necessità di dotarsi di uno strumento compatto in grado di rispondere a diverse esigenze funzionali limitando così lo spreco di spazio all'interno del locale. Si tratta di un sistema modulare, implementabile, costituito da un telaio in legno massiccio di abete nel quale sono alloggiati diversi elementi. Un armadietto con scaffalature interne nella parte sommitale, dotato di serratura in modo che eventualmente il suo contenuto possa risultare inaccessibile ai fruitori del locale. Nella parte inferiore è stato inserito un altro armadietto studiato per il conferimento dei rifiuti. Uno sportello basculante consente di gettare l'immondizia nel cestino sottostante rimovibile attraverso l'apertura dell'anta dell'armadietto stesso. Lo spazio che si genera tra i due armadietti alloggiati nel telaio può servire per riporre i vassoi dopo aver gettato l'immondizia al termine del pasto o come semplice ripiano per riporre salse, condimenti ecc. Il sistema è implementabile proprio per venire incontro sia alle esigenze di spazio della committenza, si per dare una risposta adeguata ai differenti sistemi di raccolta differenziata che possono palesarsi da zona a zona. L'esempio raffigurato è stato realizzato in legno d'abete per quanto riguarda il telaio e verniciato con vernice trasparente per enfatizzare il colore e la venatura del legno. Con pannelli multistato invece gli armadietti e le loro scaffalature interne. In realtà il sistema è stato pensato anche nel caso in cui si volessero utilizzare altri materiale o abbinamenti di colore differenti.

Rocca di asolo, manutenzione straordinaria - Asolo (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Rocca di asolo manutenzione straordinaria
Cenni storici e descrizione La rocca è una fortezza medievale riferibile alla seconda metà/ultimo quarto del xii secolo. La datazione appare certa grazie ai lavori di restauro avvenuti all’inizio degli anni 90 che hanno riportato alla luce monete del doge orio malipiero (1178-1192) trovate nelle trincee di fondazione o in strati coevi. Oltre alle emergenze archeologiche, la datazione trova conferma anche dai più antichi documenti scritti relativi agli edifici posti sul montericco risalenti al primo quarto del xiii secolo. In ogni caso, prima della costruzione della rocca il montericco era comunque abitato o usato, probabilmente già dall’epoca tardoantica. Le campagne archeologiche che sono state effettuate durante i lavori di restauro hanno messo in luce un piccolo saccello con pavimento mosaicato di epoca paleocristiana. Accanto ad esso, di epoca leggermente suttessiva sono state rinvenute alcune tombe, segno che all’epoca l’area sommitale del montericco era utilizzato come necropoli dalla vicina acelum. In seguito, fino al ix o x secolo, l’area venne in maniera più o meno continuativa usata come necropoli. La sommità del montericco cominciò a perdere di importanza come luogo di culto e area di sepoltura già con la fine della diocesi avvenuta per mano di ottone i. In quel periodo il saccello venne abbandonato, cadde in rovina e, vista la mancanza di macerie, spogliato dei suoi elementi lapidei. E’ ipotizzabile che per qualche secolo l’area fosse stata completamente abbandonata, ciò che è certo invece è che quando fu edificata la rocca esistesse già un piccolo borgo abitato. Infatti dalle trincee di fondazione è emerso che gli edifici che si trovavano sul sedime di quella che sarà la fortezza vennero sventrati per far posto alla nuova costruzione. Una prima seria azione di risanamento della struttura avvenne dopo il passaggio di asolo dalle mani dei carraresi ai veneziani, quindi dopo il 1388. Probabilmente la rocca necessitava di azioni di restauro dato che venne assediata già nel 1381 dai veneziani come testimoniano le parole di un cronista padovano dell’epoca riportate dal bortolami in “pietre” asolane, pg 54: “ (il) capetanio de quela zente (- i carraresi assediati nella rocca - ), fe fare una cava soto terra e quigi dentro ghe mete una aqua, siche quigi de fuora convene de lassar stare..”. Da ciò si desume che un primo pozzo era già stato costruito all’interno della rocca, mentre il pozzo attuale è di costruzione veneziana realizzato sempre in quel periodo. L’ultimo utilizzo certo in ambito bellico è registrato nel 1510 in occasione della guerra della lega di cambrai contro venezia quando alcune truppe germaniche si asseragliarono al suo interno: “(..) li tedeschi (...) si fortificarono in rocca, la qual fu battagliata per tre giorni.” (farronato, fonti documentarie, pg 123). In seguito perse ogni funzione strettamente bellica subendo un lento ma costante declino. L’ultima funzione pratica che le venne attribuita fu quella di lazzareto durante l’ondata di peste del 1628. Attualmente la rocca si presenta come un edificio compatto, irregolare i cui lati seguono l’andamento della cima del montericco. Lo spessore medio delle mura si aggira attorno ai 4 metri mentre sono alte mediamente 16 metri. L’unica apertura presente è la porta d’ingresso voltata. Questa è preceduta da una sorta di barbacane posto a protezione. A sud-est, nella parte più alta, è presente una torre costruita nello stesso periodo della rocca. La parte sommitale dell’edificio è interamente percorribile è offre la possibilità di controllare a 360 lo spazio racchiuso nell’asse est/ovest dal brenta e il piave, e nell’asse nord/sud dal massiccio del grappa e la pianura verso venezia. La merlatura originaria è in gran parte presente, mentre ricostruzioni risalenti al restauro novecentesco danno la suggestione di come doveva essere in origine. Lo spazio interno racchiuso dalle mura presenta alcune emergenze archeologiche come la cisterna del pozzo, una riproduzione del mosaico della chiesa paleocristiana e l’indicazione di alcune tombe della necropoli altomedievale. Dal lato ovest si staccano dalla rocca due braccia delle mura cominciate dai carraresi e ultimate dai veneziani che cingono asolo. La tessitura muraria è sostanzialmente omogenea, anche se ci sono alcuni punti di discontinuità, segno che è stata edificata in tempi celeri dalle stesse maestranze. Come precedentemente riportato, la rocca venne restaurata a cavallo tra glia anni ‘80 e ‘90. Da quel periodo non ha più subito azioni di manutenzione di tipo straordinario. Ciò ha favorito la comparsa sulle mura di colonie di piante che si annidano tra le fessure della tessitura muraria. Oltre a varie specie arbustive della famiglia delle graminaceae, si possono notare anche piante di ordine superiore. Tra queste, le più deleterie sono il bagolaro, celtis australis, conosciuto comunemente anche con il nome di spaccasassi a causa delle sue forti radici, adatte alla vita in terreni rocciosi o carsici e il fico comune, ficus carica, capace di diffondersi rapidamente. Inoltre proprio a causa delle caratteristiche intrinseche della rocca, è presente in maniera abbondante il cappero, capparis spinosa, il quale essendo una pianta eliofila e xerolila vive bene con un ridottissimo apporto di acqua e cresce spontaneamente su falesie o rupi con substrato calcareo. In fine, soprattutto sui versanti esterni si possono vedere grosse aggregazioni di edera, hedera helix. Oltre a ciò, nelle parti meno esposte al sole, si possono rilevare sottili strati omogenei, aderenti alla superficie lapidea di evidente natura biologica composte da muschi e licheni. Nell’area verde interna alla rocca è inoltre presente un grosso fico comune in prossimità della cisterna di raccolta per l’acqua di origine veneziana. Progetto Le intenzioni dell’amministrazione del comune di asolo erano quelle di intervenire con un’azione mirata all’eliminazione fisica la vegetazione infestante e a mantenere sotto controllo la stessa attraverso l’uso di adeguate sostanze chimiche. In particolare si è intervenuto sia con il diserbo chimico che con la pulizia manuale. Entrambe sono avvenute in maniera sia diffusa che puntuale partendo dalla sommità della rocca estendendosi sui paramenti murari interni ed esterni verso il basso. Per fare ciò, gli operatori hanno agito con ageduate imbragature calandosi dall’alto per procedere gradualmente alla pulizia. Mentre, le piante presenti all’interno della fortezza, quali il fico vicino alla cisterna veneziana, sono state devitalizzate e in seguito tagliate. Dall’esecuzione dell’opera si avrà il beneficio di salvaguardare le mura dell’edificio dalle azioni di degrado provocate dalla proliferazione di piante infestanti sui suoi paramenti verticali oltre che sulle emergenze archeologiche presenti all’interno. In particolare però, la parete interna a sud si presentava pesantemente intaccata da elementi vegetali di differenti specie. Era abbondante la presenza di muschi e piante striscianti stagionali che, partendo dalle insennature tra roccia e roccia, trovavano le condizioni adatte per poter proliferare anche a causa dell’ombreggiamento persistente durante i mesi estivi che favorisce l’instaurarsi di un ambiente umido. Le ideali condizioni ambientali hanno permesso a piante che generalmente sono di alto fusto di crescere tra le insennature e sviluppare un tronco vero e proprio del diametro medio di alcuni centimetri. L’intervento ha previsto una prima fase nella quale la superficie aerea delle piante è stata cosparsa con biotin, un biocida a largo spettro d’azione. In questo caso l’intervento è stato puntuale andando ad agire sulle singole piante che si potevano vedere come preventivamente rilevato in fase di progetto. Anche la parte più bassa della parete, quella che risultava maggiormente infestata dai muschi è stata trattata con gli stessi prodotti facendo attenzione a non coinvolgere il manto erboso sottostante. Per fare questo sono stati usati degli spruzzatori manuali direzionabili. Per quanto riguarda le piante d’alto fusto che come riportato stavano crescendo all’interno della muratura, sono state praticate delle incisioni e dei fori nella parte bassa, tra il fusto vero e proprio e l’attacco delle radici, tramite l’ausilio di un piccolo trapano e successivamente iniettato un erbicida per debellare definitivamente i soggetti in questione. Circa quindici giorni dopo, ovvero il tempo tecnico che serviva alle piante per assorbire i biocidi ed erbicidi spruzzati o iniettati, si è proceduto con l’asportazione manuale di ciò che rimaneva degli infestanti vegetali. In particolare le squadre di tecnici specializzati si sono calate dall’alto con sistemi in uso tra i rocciatori senza quindi l’installazione di ponteggi o trabattelli vista la delicatezza del sito in quetione. Inoltre, pure gli ancoraggi sono stati fatti sfruttando installazioni antropiche già esistenti (parapetti) limitando così al massimi l’invasività dell’intervento.

Casa con engawa - Treviso (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Casa con engawa
L'appartamento si trova al piano terra di un edificio quadrifamigliare posto nelle immediate vicinanze del centro storico del comune. Il desierio della committenza era quello di trasformare un vecchio appartamento di fine anni settanta in un moderno openspace che si adattasse però alle esigenze di persone ipovedenti. La sfida è stata quella di creare uno spazio che consenta ad una persona con difficoltà di viverlo in piena autonomia e libertà. Questa necessità ha plasmato lo sviluppo della planimetria tenendo conto di diversi punti di vista. Pur essendo distribuito su due livelli, il piano terra è dotato di tutti i vani necessari, ovvero: cucina, bagno, camera e salotto. Sono stati eliminati tutti i possibili dislivelli ed asperità in modo da prevenire cadute. Inoltre, la disposizione della cucina e del salotto è stata studiata affinchè possa esserci una continuità tra gli spazi e consentire, mantenendo un contatto con il muro, ad una persona ipovedente di spostarsi in autonomia tra un vano e l'altro senza il timore di ostacoli. Si è scelto di trasformare la vecchia finestra della cucina in un porta-finestra a scomparsa di dimensioni notevoli e di realizzare al suo esterno una vera e propria engawa. Questa soluzione della tradizione nipponica ha permesso di creare un contatto diretto tra l'interno dell'appartamento e il suo giardino e l'engawa non rappresenta altro che un elemento di filtro tra questi due ambiti. Il giardino è semplice, raccolto e intimo, composto da una parte a prato inglese antistante all'engawa. Da questa si accede a piccoli spazi circondati da rose e piante dai fiori profumati dove è stato installato un dondolo. L'engawa quindi è un elemento di connessione tra l'interno e l'esterno, le sue schermature in tela, metallo o vetro aprono gradualmente l'appartamento al suo ambiente, lo inserisce nel suo giardino e con le sue aperture seleziona e inquadra le viste principali come fossero quadri di paesaggio. Ma fornisce anche angoli ombreggiati dove fermarsi e godere della natura attraverso gli altri sensi che non siano solo la vista. In fine, tutti i dispositivi automatici, interruttori e prese, sono stati conformati, adattati e distribuiti sempre tenendo conto della logica della massima autonomia per persone con difficoltà visive.

Jardin tanmya - Asolo (TV)

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Archisio - Davide Stona - Progetto Jardin tanmya
L'appezzamento di terreno si trova compresso tra i margini di un sobborgo della città di settat, il polo universitario e la campagna che da quel punto si estende a perdita d'occhio in direzione del deserto. Questa città, situata nell'area centrale del marocco, conserva tutti gli aspetti tradizionali della cultura berbera ma è stata capace di coniugarli con le spinte rivolte verso la modernità derivante dalla cultura occidentale. Accanto all'impianto per le gare tra cammelli si può trovare lo stadio di calcio, quello di rugby league e, più avanti, l'università e un golf club. L'idea della committenza è quella di creare uno spazio pubblico in grado di rispondere alle esigenze variegate in termini di svago della popolazione. Quindi aree per praticare sport all'aperto, percorsi pedonali, servizi vari comprendenti la ristorazione e più in generale il tempo libero, piscine e aree gioco per i bambini. Si è cercato di limitare al massimo il consumo del suolo inserendo una promenade in posizione centrale, riprendendo il tessuto urbano circostante. Questa promenade funge da elemento distributore per i percorsi pedonali che richiamano tipologicamente quelli tipici del giardino paesaggistico inglese, e per tutti i piccoli edifici che contengono le varie funzioni necessarie per rendere vivo e dinamico il parco. Gli edifici sono stati pensati come dei piccoli padiglioni modulari che si staccano dalla promenade contribuendo allo stesso tempo alla definizione della stessa. Essi fungono infatti anche da filtro per altre aree non direttamente accessibili al pubblico come i campi sportivi o le piscine. L'area verde è stata pensata come un bosco tipico del marocco, quindi con influenze sia mediterranee che atlantiche. E' stata condotta una ricerca approfondita sulle essente tipiche in modo che il risultato finale fosse un bosco dotato di una certa bio-diversità ed adatto al clima locale. 2013
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