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Arch Francesca Camporeale

L’art bonus, nuovi mecenatismi e la rinascita dei luoghi - Venezia (VE)

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Archisio - Arch Francesca Camporeale - Progetto Lart bonus nuovi mecenatismi e la rinascita dei luoghi
Noi imprenditori abbiamo l’obbligo di occuparci del nostro paese. Chi ha ricevuto tanto ha il dovere di fare qualcosa di utile anche sul piano sociale e culturale, di pensare a un ritorno per la comunità. Penso che le multinazionali oggi abbiano un potere maggiore dei governi, decidono liberamente dove investire. E in italia investire sulla bellezza è una necessità. Abbiamo un patrimonio culturale immenso, se il pubblico da solo non ha la forza di farlo splendere dobbiamo farlo noi. Renzo rosso, presidente di only the brave, holding che controlla diesel e marni condivide con diego della valle l’idea che gli imprenditori “debbano mettersi a disposizione dell’italia”. Lui, ad esempio, lo ha fatto finanziando la ristrutturazione del ponte del riato a venezia. Pare sia ormai un dato di fatto che gli imprenditori del ‘lusso’ siano tra i protagonisti di questo rinascimento del nostro mecenatismo culturale, almeno per quanto riguarda i progetti di grande visibilità. L’art bonus, beneficio fiscale esteso a tutti i soggetti pubblici e privati – enti, aziende e persone fisiche – che effettuano ‘erogazioni liberali’ a favore della cultura, è una grande innovazione e un’opportunità perché introduce strumenti concreti e operativi per sostenere il patrimonio culturale e rilanciare il settore turistico. Ha, di fatto, aperto la strada anche alla partecipazione privati cittadini che desiderano diventare protagonisti della conservazione, della valorizzazione e della promozione del proprio patrimonio e dei beni di proprietà pubblica. La città di torino, ad esempio, ha individuato per l’anno 2015 un primo elenco di 14 interventi a cui destinare i proventi del decreto artbonus. 9 sono progetti di manutenzione, protezione e restauro di edifici e beni culturali, 5 sono progetti di sostegno per gli istituti e i luoghi della cultura.

La riqualificazione dell’ex caserma cavalli a torino - Torino (TO)

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Archisio - Arch Francesca Camporeale - Progetto La riqualificazione dellex caserma cavalli a torino
Era esattamente il 14 settembre 2013 quando la scuola holden ha inaugurato la sua nuova sede nell’ex caserma cavalli (da fabbrica di bombe a fucina di idee e progetti).il percorso “holden reborn”, la campagna di comunicazione legata alla ristrutturazione dell’immobile di piazza borgo dora è durata 14 mesi. Quello che un visitatore casuale vede varcata la soglia, oggi, è un maestoso spazio ex industriale riconvertito con i mattoni a vista e segni evidenti del suo uso precedente. Il cortile con quattro aceri, molte aule, uno spazio allestito per eventi e uffici. E poi sale montaggio e una terrazza che affaccia sulla piazza davanti a cui, a intermittenza, sale e scende il turin eye: un pallone aerostatico che raggiunge i 150 metri d’altezza per osservare la città dall’alto. Da oltre trent’anni, prima dell’accordo con il comune di torino per una concessione dello spazio, c’erano solo abbandono e rovina: la caserma era una specie di buco nero nel cuore del quartiere borgo dora. In un anno e mezzo, da metà del 2012 a settembre 2013, su tutti i mezzi di comunicazione possibili e con azioni mirate sul web, con un live tour in italia e all’estero, attraverso incontri con cittadini e istituzioni, innescando il passaparola e facendo si che se ne parlasse sui giornali – l’operazione “caserma cavalli” è stata narrata quotidianamente: cosa era quello spazio, cosa ci stava accadendo dentro e cosa sarebbe diventato. Oggi, da ottobre a giugno, la scuola holden riempie il quartiere di 150 studenti provenienti da tutta italia e anche dall’estero per studiare per due anni tecniche di scrittura in 8 college diversi. è sulla scia di questa esperienza e anche dalle suggestioni dell’operazione holden reborn che nasce architelling: raccontare anche la polvere e il freddo del cantiere proietta un’immagine completa della fatica del dare gambe ai sogni. Oggi io che scrivo e che ho gestito la comunicazione di questo progetto insieme a lea iandiorio e a molti colleghi, ho preso altre strade e non varco più quella soglia ogni giorno. Eppure, quando lo faccio, mi ricordo esattamente di un prima, di un dopo e del come lo spazio tra il prima e il dopo sia stato riempito. Lo racconto a chi varca la soglia con me, me lo ricordo come un percorso pieno di ostacoli, ma esaltante. Un tipo di narrazione che sarebbe bello compiere ancora molte altre volte per idee e imprese altrettanto valide.

Giardino scaldasole, esperimenti di cura dei beni pubblici nel cuore di milano - Milano (MI)

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Archisio - Arch Francesca Camporeale - Progetto Giardino scaldasole esperimenti di cura dei beni pubblici nel cuore di milano
Era un fazzoletto di terra con il rischio di essere edificato, ora è un gioiello di giardino nel centro di milano, teatro di incontri culturali, animazione per bambini, attività di quartiere. Via scaldasole, porta ticinese zona di movida e di turismo culturale a due passi dal museo diocesano e dal parco delle due basiliche che accoglie due capolavori architettonici, la chiesa di sant’eustorgio e la chiesa di san lorenzo. Di proprietà della banca paribas, nel 2014 si comincia a parlare di costruirvi un edificio. I cittadini della zona si mobilitano e premono sul comune che alla fine interviene. Apre una trattativa con la banca per realizzare una convenzione che permetta di mantenere lo spazio verde. Viene fondata l’associazione civici, cittadini vicini ai cittadini (@civicimilano) per avere un soggetto istituzionale indispensabile per i rapporti con il comune, l’associazione è finalizzata a promuovere il coinvolgimento dei cittadini e la loro partecipazione per promuovere una cultura della cittadinanza responsabile e impegnarsi attivamente a far vivere milano facendola ridiventare la città della sperimentazione e rilanciandola come comunità aperta, come recita lo statuto dell’associazione. La convenzione è stata firmata e paribas andrà a costruire altrove. Il 21 marzo 2015 è stato inaugurato il giardino condiviso scaldasole, diventato un centro di attività per bambini, scuole, anziani: letture, mostre, caccia al tesoro, semina con i bambini. Organizzate autonomamente o in collaborazione con altre realtà di quartiere – la scuola materna di via arena, l’istituto leopardi – molte iniziative sono state fatte in collegamento con eventi cittadini come ioleggoperché o bookcity. Da queste relazioni sono nati altri progetti, all’interno del bilancio partecipativo, come “scaldasocial” per il restauro di una palazzina liberty in via scaldasole che dovrebbe diventare la sede invernale delle attività ospitate nel giardino durante la bella stagione. Insieme al cam, centro di aggregazione multifunzionale scaldasole, gestito da comune, il giardino condiviso, con le due piccole librerie di quartiere vuole dar vita a un grande polo aggregativo sociale nella via scaldasole, esempio di buona pratica, di collaborazione tra pubblico e privato, tra cittadini e amministrazione.

Il barrio del somorrostro a barcellona - Lignano Sabbiadoro (UD)

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Archisio - Arch Francesca Camporeale - Progetto Il barrio del somorrostro a barcellona
Il somorrostro è quella striscia scomposta di case grigia e bianca ammassata tra il mare e le fabbriche. Era talmente grande che si sarebbe potuto tranquillamente parlare di cittá nella cittá. E non era l’unico barrio di baracche presente a barcellona. Quasi ogni barrio ufficiale conteneva – ai confini, al lato – un barrio di baracche. Non si tratta di un quartiere abbandonato o disabitato e poi, durante gli anni, riabilitato. Si tratta della storia di un quartiere letteralmente cancellato dalle mappe e dalla memoria della cittá e delle persone che l’hanno vissuta.

Laboratori urbani: giovani idee per vecchi edifici in puglia - Bari (BA)

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Archisio - Arch Francesca Camporeale - Progetto Laboratori urbani giovani idee per vecchi edifici in puglia
Come si fa a recuperare edifici pubblici dismessi e renderli spazi sociali per i giovani? Ci ha pensato un bando pubblico della regione puglia ormai 10 anni fa: è del 2006, infatti, il bando nel programma bollenti spiriti per il finanziamento del recupero, rifunzionalizzazione e la gestione di spazi in disuso – ex mattatoi, antichi monasteri, capannoni industriali e scuole, mercati e caserme – di proprietà pubblica. Nascono così i “laboratori urbani”. Sono stati presentati 71 progetti da 169 comuni pugliesi che hanno candidato 151 immobili dismessi di proprietà pubblica perché fossero recuperati e diventassero nuovi spazi pubblici per i giovani. La loro gestione è stata affidata, sempre attraverso bandi pubblici, ad imprese e associazioni. Le risorse pubbliche hanno finanziato anche lo start up delle attività di gestione fino a 12 mesi. Ogni laboratorio urbano ha contenuti, vocazioni e caratteristiche proprie: spazi per l’arte lo spettacolo e il recupero delle tradizioni; luoghi di uso sociale e sperimentazione delle nuove tecnologie; servizi per il lavoro, la formazione e l’imprenditorialità giovanile; spazi espositivi, di socializzazione e di ospitalità e di educazione non formale. La scommessa di tutti i progetti è essere allo stesso tempo spazi “sociali” e imprese sostenibili, valorizzando al massimo le risorse a disposizione: gli immobili recuperati, il contributo per il primo anno di gestione, gli arredi e soprattutto l’enorme bacino di energia potenziale costituito dai ragazzi e dalle ragazze dei territori in cui operano. Tra i progetti finanziati i progetti più noti sono: exfadda di san vito ai normanni (oggi uno degli spazi di innovazione sociale più noti d’italia), officine san domenico ad andria, artefacendo, rete di laboratori nella provincia di foggia, officina degli esordi, ex autosilo a bari, officine cantelmo nel centro di lecce, exviri spazio exindustriale riqualificato, oggi luogo per il cinema, il teatro e la formazione a noicattaro (bari). Al momento è attiva l’iniziativa laboratori urbani – mettici le mani, per riattivare, potenziare e mettere in rete tutti gli spazi per i giovani nati in puglia all’interno di ex edifici pubblici abbandonati.
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